sabato 16 maggio 2020

IL FIUME DELLA VITA. Una storia interiore. di Eugenio Borgna - Recensione di G.M.



Eugenio Borgna
IL FIUME DELLA VITA. Una storia interiore.
(Feltrinelli, Milano, 2020)


Recensione a cura di  GIORGIO MACARIO

Il principale maestro dell’approccio fenomenologico in psichiatria.

Un fine intellettuale capace di estese citazioni perfettamente sintoniche con il suo pensiero.

Un animo sensibile che non teme di addentrarsi con i suoi pazienti nei labirintici meandri dei loro pensieri sofferenti.

Queste le principali caratteristiche di uno dei padri della psichiatria in Italia, capace di tracciare un percorso di uscita dalle sofferenze manicomiali, parallelo e complementare a quello universalmente conosciuto tramite l’opera di Franco Basaglia. Come confermato già nel lontano 1961 dalle parole del principale allievo di Basaglia, Antonio Slavich, che nel suo All’ombra dei ciliegi giapponesi. Gorizia 1961, nell’osservare quanto la psichiatria italiana manicomiale dimenticasse di essere una scienza umana, affermava: “Essa non tocca comunque Eugenio Borgna a Novara sempre fedele alle sue idee e ai suoi malati, perché consapevole sia dei limiti delle prime che dell’umane sofferenze dei secondi.”

La lettura dell’autobiografia di Eugenio Borgna ha suscitato in me le prime considerazioni appena espresse e ha accompagnato il tempo libero dagli impegni lavorativi che, in questo periodo di reclusione casalinga da COVID-19, si sono incredibilmente moltiplicati. Una lettura autobiografica che si snoda attraverso la 'storia interiore' di Eugenio Borgna, che descrive il suo 'Fiume della vita'. Per una fortunata coincidenza lo scorso anno ho avuto modo di leggere attentamente le 'Confessioni' di sant'Agostino, e proprio questa lettura è utilizzata da Borgna come fil rouge della sua scrittura autobiografica.

“Il cammino misterioso che porta alla mia interiorità” è descritto da Borgna ripercorrendo “alcuni momenti della mia infanzia, e della mia adolescenza, della mia giovinezza e delle altre età della mia vita.” E  se il sant’Agostino delle Confessioni, ma anche dei Soliloqui, rappresenta il filo conduttore del fiume della sua vita, sono innumerevoli e significativi gli autori che lo accompagnano: da Leopardi a Bobbio, da Rilke a Benjamin, da Haruki a Corazzini, dalla Woolf a Keats e Holderlin, e altri ancora.

Ed è lungo questo cammino interiore che Borgna, rimanendo saldamente ancorato alla sua esperienza di vita, riesce ad accompagnare il lettore nei principali passaggi della vita. Dall’infanzia (“Fare lievitare, e alimentare, i ricordi della nostra infanzia ci aiuta senza fine a capire meglio il senso di quelli che sono stati gli avvenimenti della nostra vita, e anche a non perdere mai l’abitudine a discendere negli abissi della nostra interiorità”) all’adolescenza (“Conoscere in adolescenza emozioni così profonde e così laceranti è stata una esperienza che ha segnato la mia vita: insegnandomi molte cose, e fra queste il valore inestimabile dell’amicizia…”); dalla esperienza pluridecennale nel manicomio di Novara in età adulta (“Non dovremmo mai dimenticare, in ogni caso, che senza analizzare che cosa accade in noi, nella nostra vita emozionale, nulla sapremo cogliere delle emozioni dei pazienti, e delle cose da dire loro.”) agli anni della vecchiaia, rievocati nelle riflessioni di decine di autori, che lo portano a sottolineare, fra le altre e in particolare, alcune considerazioni di Norberto Bobbio (“…sai anche che ciò che è rimasto, o sei riuscito a scavare in quel pozzo senza fondo [rappresentato dalla memoria], non è che un’infinitesima parte della storia della tua vita. Non arrestarti. Non tralasciare di continuare a scavare. Ogni volto, ogni gesto, ogni parola, ogni più lontano canto, ritrovati, che sembravano perduti per sempre, ti aiutano a sopravvivere.”).

E se i temi di una psichiatria del futuro dell’ultimo capitolo del libro illuminano anche, profeticamente, le esperienze attuali in tempo di Covid-19, è il suo congedo, nel riportarci a sant’Agostino con “la speranza non è se non la memoria del futuro”, a rappresentare la vera eredità che Borgna intende lasciarci.

“Un libro che consentirà a chi lo legga nel silenzio del cuore di conoscere qualcosa di una vita che ha avuto la psichiatria come sua fragile compagna di strada: come sua fonte di riflessione sulla condizione umana ferita dal male di vivere, e nondimeno aperta ai bagliori della speranza, che è la goethiana stella cadente, alla quale sempre guardare nelle notti oscure dell’anima.”

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