giovedì 29 agosto 2019

RESTITUIRE PAROLE. di C. Benelli, D. Bennati e S. Bennati


Caterina Benelli – Daniela Bennati – Sara Bennati

RESTITUIRE PAROLE
Una ricerca autobiografica a Lampedusa


(Mimesis, Quaderni di Anghiari, Giallo, N. 4, Milano, 2019)

Recensione autobiografica di Giorgio Macario

Era il febbraio del 2013 quando, nell’ordine del giorno dell’incontro dei Collaboratori territoriali alla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, venivano fatti i primi riferimenti alle ‘Proposte per un progetto da attuare con Lampedusa’ e la proposta provocava un consistente impatto emotivo, suscitando un interesse diffuso. Il progetto era volto ad approfondire le esperienze di accoglienza in atto nell’isola di Lampedusa, intenta da almeno un paio di anni a fronteggiare l’emergenza costituita dagli sbarchi dei migranti. Di lì a breve ci sarebbe stata la ‘strage senza precedenti’ del 3 ottobre 2013, “una tragedia rimasta negli occhi e nei ricordi di tutti noi”, come ben sottolinea Caterina Benelli nella prima parte del quaderno ‘Restituire parole’.
La ricerca-intervento di tipo autobiografico viene poi avviata nel corso del 2014, e tutta la prima parte del quaderno, nella sintesi della Benelli, traccia le diverse fasi che hanno caratterizzato questa ricerca esplorativa di matrice pedagogica, nell’ambito di quello che viene ormai considerato da molti un “’laboratorio educativo’ di cittadinanza attiva.”

L’indagine esplorativa, volta alla conoscenza della difficile realtà dei naufraghi e della popolazione ospitante, si è indirizzata ben presto verso i lampedusani, mettendo al centro le narrazioni dei diversi ‘testimoni privilegiati’ di Lampedusa, veri e propri “eroi ed eroine anonime” da considerare come “protagonisti silenziosi di una storia minore e che ha viaggiato in maniera parallela, ma dietro le quinte, con la grande narrazione mediatica.”
In tal modo la ricerca autobiografica si è snodata attraverso undici colloqui narrativi, in profondità, realizzati nel 2015 a Lampedusa; una prima restituzione al Festival dell’Autobiografia di Anghiari del 2016; gli approfondimenti e le integrazioni ai colloqui, realizzati nel 2017 nel corso della seconda fase lampedusana; sempre nel corso della seconda fase nel 2017 viene progettato e realizzato un laboratorio autobiografico presso l’Istituto Omnicomprensivo dell’isola -che rientra nel più ampio progetto nazionale della LUA denominato ‘Nati per Scrivere’- unitamente ad azioni formative con il corpo docente.

In sintesi gli esiti della ricerca vengono condensati in tre riferimenti chiave che riguardano l’accoglienza, la collaborazione e le proposte formative, tematiche da connettere alla centralità di azioni di ‘restituzione pubblica’ che potranno giovarsi, in futuro, anche del lavoro di sintesi realizzato con questa pubblicazione.
Pubblicazione che vede nella seconda parte del quaderno (‘Andar per storie’), curata da Daniela Bennati, ben delineata ‘la voce dei lampedusani’, tramite profili biografici in particolare di quattro dei narratori incontrati, selezionati “per far arrivare voci il più possibile differenti fra loro”.

Nella terza parte (‘O’ scià. Le bambine e i bambini di Lampedusa’), curata da Sara Bennati, viene riferita l’esperienza di laboratorio autobiografico condotto nel 2017 con due gruppi di studenti della scuola secondaria di primo grado, finalizzato ad invitare i ragazzi a scrivere in un contesto non valutante garantito dal ‘patto autobiografico’; l’esperienza viene attuata con l’ausilio di sollecitazioni precise, volte, fra l’altro,  a permettere “di condividere i propri desideri, le proprie paure, i progetti, i sogni, le abitudini e i dubbi”, oltre a “manifestare i sentimenti, le emozioni, gli stati d’animo e le tensioni affettive.”

Ed è l’avvincente lettura delle conclusive ‘Considerazioni a margine del volume’ che restituisce, tutto intera, la potenza della scrittura autobiografica, non solo di adulti che partecipano con il (necessario) sorriso sul volto e la tristezza nel cuore agli sbarchi che si susseguono più volte anche nella stessa serata, ma anche di bambini di prima media che chiamati a immaginarsi futuri sindaci di Lampedusa, nel loro programma ideale sono capaci di scrivere: “(…) Darei i documenti ai migranti per permettergli di arrivare in aereo e non con le barche  che poi tanto lo sappiamo come va a finire. Farei chiudere il centro e li farei andare dove vogliono come gli uccelli. Darei lo stipendio agli spazzini e chiuderei le buche per strada.”

Una bella lezione di concretezza e umanità che molti adulti dovrebbero ascoltare e fare propria.

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