giovedì 1 novembre 2018

FOLIAGE. Vagabondare in autunno - di Duccio Demetrio


DUCCIO DEMETRIO

FOLIAGE. Vagabondare in autunno

(Raffaello Cortina Editore, Milano, 2018)



Recensione di Giorgio Macario




Già nel titolo del preambolo -“Sfogliando questo libro, per riscoprire l’autunno”-, l’autore ci svela, con poche e misurate parole, modalità d’uso e finalità di questo agile e intenso taccuino dedicato a chi ami vagabondare o aspiri a farlo, accompagnando possibili esplorazioni nella natura autunnale.


Ed è il vagabondare, più che l’autunno, che  in un primo momento ha particolarmente attratto la mia attenzione. Forse perchè, poco tempo fa, proprio vagabondando pigramente fra i banchetti di un mercatino dell’antiquariato, ho trovato una autobiografia molto particolare: edita nel 1908 e stampata in Italia 40 anni dopo, l’Autobiografia di un supervagabondo (di un poco noto W.H. Davies, con la prefazione di un notissimo G.B. Shaw) mi aveva già spinto a riconsiderare la connotazione piuttosto negativa che si tende ad associare a chi ‘vagabonda’.


In maniera analoga, la vastissima disamina delle rievocazioni legate all’autunno fatta da Demetrio con citazioni in tema di poeti, scrittori e filosofi, disamina per niente disgiunta da riferimenti autobiografici anche ‘in presa diretta’ con la stesura del volume -assolutamente da non perdere l’intrigante secondo capitolo su ‘Il ciliegio che non sapeva sfiorire’- mi hanno portato a riabilitare la stagione autunnale facendomi apprezzare le sue mille sfumature, anche etimologicamente orientate più a “crescita (...) arricchimento e maturazione” piuttosto che a senescenza, malinconia e decadenza; pensando alla raccolta dei frutti spontanei della terra, dei prodotti del lavoro agricolo e alla bellezza dei paesaggi autunnali più che a “frane, esondazioni, allagamenti”; ed infine considerando che “l’autunno è l’epopea della continua mutazione, della variazione, della metamorfosi”, destinato a deludere “chiunque aspiri (...) alla stabilità, all’equilibrio, all’armonia”.


Per giungere, finalmente, a svelare il fatto che il ‘Foliage’ del titolo è termine inglese, con prevalente pronuncia francese che rende tale parola “più liquida, morbida e (...) quasi evocatrice di una foglia che al vento ondeggiando si allontana con un sospiro.” E il Foliage si riferisce in particolare agli alberi che raccontano se stessi, perchè :”E’ grazie alle foglie, alle loro qualità, che gli alberi meglio sanno esprimersi, raccontarsi, tacere...”. E, ancora, sono sempre gli alberi “i grandi autori e attori dell’autunno”.


Se è vero che “L’autunno non è solamente una stagione, è uno stato d’animo”, come ci dice la citazione di Friedrich Nietzsche posta dall’autore in apertura del volume, è anche vero che Demetrio, supportato da un apparato iconografico-pittorico di indubbia efficacia evocativa, proietta l’autunno oltre i suoi canonici confini temporali proponendolo come stagione della vita affrancata dall’antica metafora che la associa alla maturità ormai declinante. Perchè è proprio “dalla valorizzazione delle storie soggettive e individuali come risposta alle massificazioni planetarie” che emergono narrazioni, sia in sede clinica che autobiografica, “che ci suggeriscono quanto l’autunno, da stagione dei declini, si stia rivelando una metafora degli inizi, di scoperte inaspettate, di prime volte radicalmente nuove.”


Un messaggio di speranza, ancor più apprezzabile in tempi in cui la natura sembra voler presentare un conto molto salato all’insipienza umana.



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