venerdì 5 agosto 2016

L'AVVENTURA DI OLIVER TRA I RICORDI

L'AVVENTURA DI OLIVER TRA I RICORDI

Nuovi spunti per un'educazione alla letto-scrittura semplificata 
secondo il linguaggio 'Easy-to-Read'

(Gabriella Fredduselli, Erickson Live, Trento, 2016)

                                                                     Presentazione di Giorgio Macario

Gabriella Fredduselli è una pedagogista che lavora presso la Cooperativa Sociale Genova Integrazione dell’ANFFAS. L’ho conosciuta in quanto partecipante ad un Laboratorio Autobiografico su ‘Orientare il futuro’ che ho condotto a Genova un paio di anni fa e trovarmi citato nei ringraziamenti del suo ultimo lavoro “L’avventura di Oliver tra i ricordi” per le ‘preziosissime sollecitazioni ricevute’ mi ha indubbiamente fatto piacere. Più che per la gratificazione personale -scontata-, il riferimento mi ha confermato l’importanza di uno dei principi cardine della proposta autobiografica laboratoriale -quella citata, come diverse altre- che consiste nel rivolgersi ad una pluralità di persone con impegni professionali e personali diversificati, che apprendono reciprocamente in un clima caratterizzato dalla fiducia e dall’ascolto non giudicante.

Ho ritrovato questo stesso invito a valorizzare le diversità, oltre che a riflettere sul rapporto genitori-figli, come messaggio portante del suo ultimo libro che completa -per il momento- la trilogia dei suoi scritti dedicati ad Oliver il gatto.

Ma andiamo con ordine. Se ne “L’avventura di Oliver oltre il giardino” (2012) l’autrice ha preso spunto dai Laboratori di ‘pensieri, parole, immagini’ realizzati con i bambini ed ha fatto vivere a Oliver il gatto le prime esperienze sensoriali ed amicali dell’infanzia, nel successivo “L’avventura di Oliver in piazza” (2014) Fredduselli ha perfezionato l’impianto di una educazione alla letto-scrittura semplificata secondo il linguaggio ‘Easy-to-read’ facendo progredire Oliver verso l’adolescenza e l’innamoramento, fino alla costruzione di una propria famiglia. In questa seconda storia lo stesso coinvolgimento di Pietro, un bambino delle elementari che ha svolto le funzioni di ‘lettore di prova’ ed ha co-partecipato alla ‘traduzione’ della storia secondo la tecnica codificata dal progetto europeo ‘Pathways’, testimonia la sensibilità e l’attenzione alla qualità del lavoro complessivo da parte dell’autrice. La pubblicazione di questi volumi, così come per il successivo, è avvenuta non a caso in una nuova linea editoriale della Erickson, denominata ‘LIVE’, che intende dare voce alle esperienze più significative in una pluralità di contesti (fra questi l’ambito autobiografico e narrativo, quello professionale scolastico, educativo e socio-sanitario ma anche del mondo afferente le mille forme della ‘cittadinanza attiva’.)

Nel terzo volume (2016) Oliver il gatto racconta di sè attraverso il ricordo e ci racconta come ha imparato sul campo a fare il genitore, apprendendo dagli stessi figli ad essere più tollerante. Ma in questo volume, nonstante le dimensioni contenute, sono in realtà contenuti se non tre libri, almeno due e mezzo.

Il primo è rappresentato dal racconto vero e proprio che riguarda Oliver, mamma gatta ed i piccoli Olly, Trilly e Molly, e ci fa vedere come possano essere gli stessi genitori ad imparare dai loro figli, rievocando certo la loro infanzia ed adolescenza con i tratti di similitudine risontrabili e spesso dimenticati,  ma anche andando oltre questi con il padre che riconosce, discutendo con mamma gatta: “Hai ragione, non ero così aperto. E’ stato Olly che ci ha fatto capire che un sentimento come l’amicizia fa superare qualsiasi differenza, anche di razza.” E più oltre: “E’ vero, sono stati tutti i nostri cuccioli a insegnarci come fare i genitori.” L’amicizia tra Olly il gattino e Billy il cucciolo di cane, salvataggio da sicuro annegamento compreso, cementa anche l’incontro fra i rispettivi padri che non erano certo teneri verso questa improbabile amicizia. In un mondo che cambia a ritmi frenetici i depositari dei saperi non sono più i genitori e gli anziani in genere; certo gli adulti hanno dalla loro l’esperienza di vita vissuta, ma questo non basta -ci dice ancora il racconto- a fornirci le chiavi per poter affrontare le vicissitudini dei giorni a venire, men che meno  a suggerirci tutto quanto occorra per crescere i nostri figli  ed essere quindi genitori ‘sufficientemente buoni’.

Il secondo ‘libro nel libro’ è rappresentato dalle schede operative che più che un compito rappresentano una ricerca di protagonismo da parte del lettore, cui non si chiede soltanto di accontentarsi della lettura della storia come apporto didascalico ma lo si invita a provare a ricordare di sè e raccontarsi scrivendo (e)o disegnando (alcune di queste schede compilate sono riprodotte in fondo al volume). Si riconosce in tal modo anche ai bambini una specificità per la loro storia “con le voci, i suoni, i profumi, i baci, le carezze” che hanno ricevuto, già fin dall’infanzia. Questa proposta mi ha richiamato alla mente il progetto ‘Nati per scrivere’, che coordino con due colleghi della LUA, ancora in fase sperimentale ma che ha già coivolto 20 città in Italia e circa 900 studenti di 4° e 5° elementare nella realizzazione di laboratori autobiografici dedicati al ‘Paesaggio dentro e fuori di me’; un’esperienza ricchissima e affascinante che, sulla scia della pur più famosa ‘Nati per leggere’, tende a lanciare un messaggio analogo a quello del volume di cui stiamo parlando: occorre archiviare definitivamente la convinzione che l’autobiografia sia un territorio che si percorre in età avanzata perchè solo allora si può avere qualcosa di significativo da dire e da trasmettere. Non è vero. In qualsiasi età della vita (e nell’ultimo anno ho avuto modo di sperimentarlo con i ragazzi di ‘Nati per scrivere’, con gli studenti universitari dei miei laboratori all’Università di Genova, con i professionisti di un’organizzazione pubblica del nord-Italia, con i partecipanti al laboratorio alla LUA sulla conduzione di gruppo in ambito autobiografico provenienti da tutta Italia, con i partecipanti dell’Università della Terza Età) i ricordi sono parte integrante dalla nostra ‘narrazione personale’ e ci sostengono particolarmente come individui sociali, in relazione con gli altri.

La terza parte cui ho fatto riferimento è la versione ‘facile da leggere’ della stessa storia. La versione semplificata, anche in questo caso, ha usufruito della collaborazione di uno studente di III elementare della scuola primaria Ariosto di Genova, Radmann, e successivamente con l’intera classe oltre alla lettura è stata richiesta a tutti la compilazione di un questionario di gradimento. Una modalità che ha lasciato tutti i piccoli lettori soddisfatti e concordi sulla chiarezza e l’accessibilità della nuova versione della storia.

Come non concordare, quindi, con la considerazione conclusiva dell’autrice: “E’ stato insegnato ai bambini che ciascuno deve essere ascoltato e che ciò che ciascuno racconta vale per la sua preziosa unicità.”? In attesa che possibili sequel e/o prequel possano ancora accompagnare i piccoli estimatori di Oliver il gatto verso nuove avventure.

La presentazione è inserita anche sul sito della LUA all'indirizzo:
http://www.lua.it/index.php?option=com_content&task=view&id=4143&Itemid=109 

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