martedì 8 settembre 2015

EMOZIONI E RIFLESSIONI su AUTOBIOGRAFIA E CARCERE




FESTIVAL DELL'AUTOBIOGRAFIA - Anghiari, 5 settembre 2015

Per mantenere vive 'emozioni e riflessioni' dal Festival dell'Autobiografia 2015, condivido con voi la mia breve presentazione di 'AUTOBIOGRAFIA IN CARCERE' di sabato 5 settembre, che ha preceduto testimonianze estremamente significative di come trovare un rinnovato orgoglio anche se si devono affrontare criticità notevoli, perchè come dice Christopher Santos "Abbiamo tutti la capacità di trasformarci e migliorare, quindi bisogna approfittarer di questa occasioner che ci dà la lettura e la scrittura autobiografica." (da "L'altalena del tempo", a cura di Barbara Rossi).

 "Leggevo pochi giorni fa che i detenuti nelle carceri italiane, secondo il pre-rapporto dell'Associazione Antigone, al 30 giugno 2015 erano 52.754. Meno, sicuramente, degli oltre 68.000 del 2010 quando il sovraffollamento era tale che da più parti si era parlato di tortura e di condizioni inumane.
Oggi, come già diverse volte in passato (solo per citarne alcune, ricordo nel 2013 la proiezione del bellissimo film 'Levarsi la cispa dagli occhi'  e la presentazione lo scorso anno della antologia sul sogno 'Chiudendo gli occhi'), ci occupiamo del tema 'Autobiografia in carcere' e lo affrontiamo avendo come ospiti le persone che hanno condotto esperienze di laboratori di narrazione autobiografica e di scrittura autobiografica in diverse carceri italiane, e diversi protagonisti di queste stesse esperienze.
Quest'anno avremo in successione tre esperienze.

§La prima, con Barbara Rossi e i detenuti del carcere Opera di Milano che presentano "L'altalena del tempo', antologia di scritti degli autobiografi per passione elaborati nell'ambito dei laboratori 'Liberi di scrivere'. "Un gruppo di uomini intrepidi - ci dice Duccio Demetrio nella prefazione al volume- che ha saputo e voluto dare ascolto al 'demone della scrittura' che ha soggiornato in ognuno di noi."

§La seconda, con Maria Luisa Pozzi, accompagnata da alcuni ospiti, che ha condotto tre laboratori nella Casa Circondariale Dozza di Bologna, in particolare sulla parola poetica, perchè come ci dice Maria Luisa "Anche in carcere si può scrivere poesia. E quando la catturi, la parola poetica aurorale incontra il tuo sentire profondo."

§La terza, con Luisa Fressoia, che presenta 'Mamme che si raccontano', un'esperienza di laboratorio di narrazione autobiografica per le mamme ospiti dell'ICAM (Istituto di Custodia Attenuata di Milano), con una di loro che scrive: "Sarò sempre io con i miei pesi, ma non avrò più paura di ciò che mi ha segnato."

Ho poi concluso l'incontro leggendo l'incipit di una poesia ("Quello che sono") che Giuseppe (Pino) Canovale, del gruppo del carcere di Opera ospite anche quest'anno, ci aveva lasciato lo scorso anno e che recita:
"Su questo palco
parlo con dolcezza al vostro cuore
e rifletto su propositi saggi
e follie di un tempo già passato

mi guardano i presenti
misuro risposte e silenzi,
finisco con le poche parole
che arrivo a non dire (...)"

Anche se, fortunatamente, molte parole sono invece state dette ed hanno lasciato un segno.


Nessun commento:

Posta un commento