Ricordo
bene la data del 18 luglio 2010: ero con Don Gallo nella ‘sua’ Comunità di San
Benedetto al Porto a Genova per comunicargli che la Città di Anghiari e la
Libera Università dell’Autobiografia lo avevano premiato per la sua opera autobiografica,
e casualmente era proprio il giorno del suo 82° compleanno.
Oggi
è il 18 luglio 2014: Don Gallo ci ha lasciati da poco più di un anno, e diverse
centinaia di amici, pubbliche autorità ed estimatori si sono appena radunati
nella ‘piazza senza nome’ immersa nel Ghetto di Prè, cuore del centro storico
di Genova.
Le
note delle canzoni di De Andrè accompagnano la celebrazione della Santa Messa,
e non è quindi un caso che poco distante, vicino al palco, si intraveda Dori
Ghezzi. Diversi i sacerdoti celebranti, fra questi don Federico Rebora, con lui
da sempre.
Sul
palco, dopo l’introduzione di ‘Megu’ Chionetti della Comunità e sotto la guida
dell’amica Peirolero, anima pulsante del Suq di Genova, si avvicendano figure ‘pubbliche’
note che gli erano vicine in vario modo: la stessa Dori Ghezzi, Lilli uno dei pilastri
della Comunità, e, anche se non interviene, la responsabile dell’Associazione
dei transgender ‘Princesa’ di cui Don Gallo era presidente onorario e la cui
sede si affaccia sulla stessa piazza. Prima ancora la parola viene data a
diverse autorità istituzionali: il presidente del Consiglio di circoscrizione,
il vicepresidente della Regione Liguria, un deputato che legge un messaggio personale della Presidente della
Camera dei Deputati.
Ma, fra
queste ultime, è il Sindaco di Genova a trovare l’incipit che credo sarebbe
piaciuto molto a Don Gallo: parla della ‘piazza senza nome’ che di lì a breve
sarà intitolata a ‘Don Andrea Gallo - prete di strada’, e dice che non è vero
che questo è un luogo sconosciuto agli stessi genovesi, perché le persone che
la abitano e la frequentano tutti i giorni– in stragrande maggioranza migranti
ed irregolari- sono “genovesi come noi, a tutti gli effetti, da qualsiasi Paese
del mondo provengano.” Il lungo ed intenso applauso che si alza dalla piazza testimonia
l’intensa partecipazione ad una verità niente affatto scontata e per nulla
retorica.
Ed è proprio alzando lo sguardo per cogliere in un unico abbraccio
tutta la piazza, che scorgo in alto, alla finestra del penultimo piano del
palazzo che fa angolo con uno dei vicoli di accesso, una persona di colore che,
quasi sbracciandosi, applaude vigorosamente le parole del Sindaco. Era quella
stessa persona che -mi dicono- fino a pochi minuti prima, con le persiane
socchiuse, gettava ogni tanto uno sguardo furtivo sulla manifestazione.
A
volte, un unico gesto descrive, molto più e molto meglio di tante parole, lo
spirito che anima il ricordo di un uomo giusto. In quell’applauso isolato che
diventa condivisione corale di una comune fratellanza, sono quasi sicuro ci sia
lo zampino di Don Gallo. Dedicargli una piazza è certamente un buon primo
passo, sicuramente non l’ultimo. (G.M.)
Nessun commento:
Posta un commento