sabato 19 luglio 2014

18 luglio 2014 - Inaugurata a Genova Piazza Don Andrea Gallo, prete di strada


Ricordo bene la data del 18 luglio 2010: ero con Don Gallo nella ‘sua’ Comunità di San Benedetto al Porto a Genova per comunicargli che la Città di Anghiari e la Libera Università dell’Autobiografia lo avevano premiato per la sua opera autobiografica, e casualmente era proprio il giorno del suo 82° compleanno.

Oggi è il 18 luglio 2014: Don Gallo ci ha lasciati da poco più di un anno, e diverse centinaia di amici, pubbliche autorità ed estimatori si sono appena radunati nella ‘piazza senza nome’ immersa nel Ghetto di Prè, cuore del centro storico di Genova.

Le note delle canzoni di De Andrè accompagnano la celebrazione della Santa Messa, e non è quindi un caso che poco distante, vicino al palco, si intraveda Dori Ghezzi. Diversi i sacerdoti celebranti, fra questi don Federico Rebora, con lui da sempre.

Sul palco, dopo l’introduzione di ‘Megu’ Chionetti della Comunità e sotto la guida dell’amica Peirolero, anima pulsante del Suq di Genova, si avvicendano figure ‘pubbliche’ note che gli erano vicine in vario modo: la stessa Dori Ghezzi, Lilli uno dei pilastri della Comunità, e, anche se non interviene, la responsabile dell’Associazione dei transgender ‘Princesa’ di cui Don Gallo era presidente onorario e la cui sede si affaccia sulla stessa piazza. Prima ancora la parola viene data a diverse autorità istituzionali: il presidente del Consiglio di circoscrizione, il vicepresidente della Regione Liguria, un deputato che legge un  messaggio personale della Presidente della Camera dei Deputati.

Ma, fra queste ultime, è il Sindaco di Genova a trovare l’incipit che credo sarebbe piaciuto molto a Don Gallo: parla della ‘piazza senza nome’ che di lì a breve sarà intitolata a ‘Don Andrea Gallo - prete di strada’, e dice che non è vero che questo è un luogo sconosciuto agli stessi genovesi, perché le persone che la abitano e la frequentano tutti i giorni– in stragrande maggioranza migranti ed irregolari- sono “genovesi come noi, a tutti gli effetti, da qualsiasi Paese del mondo provengano.” Il lungo ed intenso applauso che si alza dalla piazza testimonia l’intensa partecipazione ad una verità niente affatto scontata e per nulla retorica. 

Ed è proprio alzando lo sguardo per cogliere in un unico abbraccio tutta la piazza, che scorgo in alto, alla finestra del penultimo piano del palazzo che fa angolo con uno dei vicoli di accesso, una persona di colore che, quasi sbracciandosi, applaude vigorosamente le parole del Sindaco. Era quella stessa persona che -mi dicono- fino a pochi minuti prima, con le persiane socchiuse, gettava ogni tanto uno sguardo furtivo sulla manifestazione.


A volte, un unico gesto descrive, molto più e molto meglio di tante parole, lo spirito che anima il ricordo di un uomo giusto. In quell’applauso isolato che diventa condivisione corale di una comune fratellanza, sono quasi sicuro ci sia lo zampino di Don Gallo. Dedicargli una piazza è certamente un buon primo passo, sicuramente non l’ultimo. (G.M.)

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