giovedì 6 febbraio 2020

IL NODO NEL CERCHIO - di Carla Di Bert - Recensione di G.M.

IL NODO NEL CERCHIO

di Carla Di Bert

(KAPPA VU Narrativa, Udine, 2019)



Recensione di Giorgio Macario



Dieci giorni trascorsi nel piccolo eremo di San Romedio rappresentano l’unità temporale racchiusa in 130 pagine che hanno il pregio non indifferente di essere di agevole lettura.

La necessità da parte di Anna, la protagonista del racconto, di “ritagliarsi uno spazio di riflessione lontano dalle urgenze della vita quotidiana” costituisce l’incipit della narrazione che mantiene un parallelo fra le sofferenze e le inquietudini della donna e la tristezza che promana dalla presenza del vecchio e malato orso Bruno, vissuto da sempre con una catena al collo e intrappolato nel suo mondo autistico.

Ma i motivi di interesse che crescono parallelamente al succedersi delle giornate sono almeno due. 
Il primo è costituito dall’intreccio fra lo sviluppo della trama che racconta, in terza persona, le inquietudini crescenti della protagonista riflesse nei dialoghi con le figure che si incontrano presso l’eremo e i momenti di riflessione autobiografica, in prima persona, che anche attraverso soste ‘numerate’ su panchine, ricostruiscono le vicissitudini familiari di Anna legate in particolare alla malattia del padre.
Il secondo riguarda l’utilizzo soft di citazioni filosofiche, dal carattere niente affatto cattedrattico, con le quali la giovane docente precaria in un liceo psicopedagico arricchisce e approfondisce la narrazione: dalle monadi di Leibniz ai detti epicurei, dal mito di Er nella ‘Repubblica’ di Platone alle citazioni ‘esistenziali’ di Schopenhauer, dall’Essere per la morte heideggeriano ai riferimenti a Sant’Agostino, per non citarne che alcune. Anche se non mancano, complice la presenza nella narrazione del figlio del veterinario, alcuni accenni alla Saga di Harry Potter.

Un libro che, nel commento di Duccio Demetrio in quarta di copertina, si presenta come sì “orientato verso gli universali temi del dolore e della morte”, ma richiama al contempo i temi “della salvezza e della rinascita”.

Con una narrazione spesso caratterizzata da un incedere poetico. Come in questo passaggio, uno fra i tanti: “…spuntava come un piccolo giacinto rosa, sbocciato ai primi tepori di marzo nel cortile della sua abitazione. (…) Il fiore era irrimediabilmente inclinato e la sua mano non poteva in alcun modo risollevarlo. Lo stelo ricadeva sfinito. Ma nel pomeriggio un timido calore era ricomparso e i petali si erano ridestati, come per incanto.”

Un intreccio sapiente di elementi ben dosati che aiutano la riflessione di ciascuno nel proprio cammino esistenziale. 


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